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Guardia Sanframondi (Bn): Venerdì 2 giugno prossimo l’incontro-dibattito sulla tragedia di Aldo Moro

All’evento parteciperanno Simona Zecchi, Paolo Cucchiarelli, entrambi autori di testi sull’assassinio dello statista e il giusfilosofo già magistrato Otello Lupacchini.

La sala convegni del castello medievale ospiterà, venerdì 2 giugno prossimo alle ore 18,30, l’incontro-dibattito “La verità è sempre illuminante – La tragedia di Aldo Moro e i 55 giorni che hanno cambiato il nostro paese. Per sempre”.

L’iniziativa, a cura dell’APS Nuovo Laboratorio Teatrale Guardia Sanframondi, in collaborazione con la Pro Loco e il Patrocinio morale dell’Amministrazione Comunale di Guardia Sanframondi è tesa a fare luce su una delle pagine più controverse e oscure della storia italiana. Una vicenda mai chiarita e che si arricchisce sempre di novità.

Di fronte, moderati da Sandro Tacinelli, gli autori Simona Zecchi, Paolo Cucchiarelli tutti e due da anni alla ricerca di un’attendibilità che porta a nuovi scenari e teorie e Otello Lupacchini.

Zecchi nel suo “La criminalità servente nel caso Moro” (edito da La Nave di Teseo) svolge un’accurata indagine sul ruolo svolto dalla criminalità organizzata, partendo dalla presenza della ‘ndrangheta in Via Fani la mattina del sequestro, attraversando poi i tentativi di liberazione del Presidente DC con le attivazioni di: banda della Magliana, Cosa Nostra e Nuova Camorra Organizzata e della stessa ‘ndrangheta per arrivare fino all’omicidio dell’onorevole Moro.

L’analisi, ricostruendo alcuni aspetti già noti, fa emergere tante altre situazioni e storie parallele inedite che formano un nuovo quadro, più ampio mai considerato prima, attraverso incroci di fatti, testimonianze e documenti.

Cucchiarelli, invece, ha scritto “Morte di un Presidente”, un libro-inchiesta che si propone di dissolvere le ombre che avvolgono il più importante mistero della storia repubblicana fondata su tanti indizi materiali che raccontano un’altra vicenda rispetto a quella narrata dai protagonisti: le BR, i rappresentanti dello Stato, a tutti i livelli e di ogni fazione politica. E lo fa con pochi e a prima vista insignificanti granelli di sabbia depositati sui vestiti che lo statista indossava il giorno della sua morte, che demoliscono il castello di bugie e contraddizioni che ha reso impossibile l’accertamento della verità, fuori e dentro le aule dei tribunali. C’è, in sintesi, un po’ di tutto: le allusioni delle lettere di Moro dalla «prigione del popolo», il comportamento paradossale dei suoi carcerieri, le oscillazioni dei politici, il coinvolgimento del Vaticano, della malavita organizzata, di Gladio, della P2, dei servizi segreti statunitensi e, non ultimo, l’identità di chi uccise il presidente della DC.

In oltre arricchirà ulteriormente il dibattito Otello Lupacchini, che è stato in magistratura dal 1979, ora a riposo, pretore a Riesi (CL), giudice di Corte d’Assise a Bologna, giudice istruttore penale e giudice per le indagini preliminari presso il Consulente e componente di varie Commissioni tra cui le Commissioni Parlamentari d’inchiesta Antimafia e Mitrokin. Impegnato da sempre sui fronti caldi della criminalità organizzata, comune, politica e mafiosa, si è occupato, fra l’altro, degli omicidi del PM Mario Amato, del banchiere Roberto Calvi, del generale americano Lemmon Hunt, del professor Massimo D’Antona, nonché della strage di Bologna e della strage brigatista di via Prati di Papa.

È autore di diversi libri di tipo storico investigativo e giuridico. L’ultimo libro da lui pubblicato  è “De iniustitiae execratione”, Città del Sole Edizioni, 2022,

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